Nguyen Physical
Therapy Center, Harlem
L’orario
di chiusura è passato da un pezzo, e la donna che attende di fronte
all’ingresso dell’edificio sta iniziando a tremare. In parte per il freddo, in
parte per quello che è costretta a fare.
Nessuno
fa troppo caso a lei: la giovane vietnamita si è trasferita da poco in questo
quartiere, e qui la gente ha imparato a farsi gli affari propri. Ignorano anche
il trio di ragazzi che schiamazzano, anche se lei può sentirlo praticamente da
prima che entrino nell’isolato. Nessuno di loro sembra abbastanza vecchio da
aver finito il liceo; quando le si avvicinano, un po’ troppo per i suoi gusti,
è impossibile non accorgersi dell’odore di alcool.
-Yo!
Sei il corriere, vero? L’hai portata la roba? Non fare scherzi – intima uno di
loro, mentre uno dei suoi compari apre la giacca quanto basta per mostrare la
pistola infilata nella cintura.
-Abbassa
la voce. Trecento, anticipati e in contanti – risponde la donna.
-Ti
ho detto di non scherzare. Si era detto duecento – le ricorda il ragazzo con la
pistola, che porta una mano vicino all’arma. Non riesce a prenderla, però,
perché se la ritrova immediatamente intrappolata da una ragnatela. Gli altri
due si allontanano, alzando le mani.
-Muovetevi.
E nessun rimborso per la ragnatela sprecata – sottolinea la donna, puntando
verso di loro il lanciaragnatele che porta al polso. I ragazzi si sbrigano a
lanciarle un sacchetto di carta pieno zeppo di banconote. Lei ne esamina il
contenuto: ci sono quasi cinquecento dollari. Ne estrae trecento, poi ripone il
lanciaragnatele nel sacchetto e lo restituisce.
-Adesso
sparite. Non voglio più vedervi fino a quando dovete ricaricare – dice la
donna, vergognandosi della soddisfazione provata a dar loro una lezione. Mentre
i ragazzi se la squagliano, lei li osserva pensando:
“In
che razza di guaio ti sei cacciata, Sha Shan?”
Marvel
IT presenta
#104 – Spider-Stalker
Empire State University,
New York
Se
c’è una cosa che a Peter Parker manca dei tempi in cui era un semplice studente
e fotografo freelance, è la possibilità di sparire da un momento all’altro
infilandosi il costume da Uomo Ragno. Da quando ha ottenuto il dottorato è
diventato sempre più difficile assentarsi dal laboratorio.
Anche
adesso, quando Peter si affretta a correre verso le scale per raggiungere il
tetto si trova la strada bloccata dalla sedia a rotelle della sua assistente,
Melati Kusuma.
-Dottor
Parker! Stia attento, un incidente stradale mi basta e avanza. Perché tanta
fretta?
-Scusa,
Melati. Stavo, uhm, è un po’ imbarazzante, ma stavo cercando il bagno.
-Intende
quello? – risponde lei, indicando la porta dei servizi igienici: è a malapena
un metro alle spalle di Peter.
-Già,
è proprio lì. Ma sono abbastanza sicuro che sia occupato, quindi forse dovrei
usare quello al piano di sopra – cerca di prendere tempo Peter, pensando che
potrebbe fare l’intera rampa di scale con un solo salto se solo non ci fosse
nessuno a guardarlo. Ovviamente uno studente sceglie proprio quel momento per
uscire dal bagno.
-Si
comporta in modo strano da quando siamo tornati dal Progetto P.E.G.A.S.U.S, Dottor Parker...
-Chiedi
in giro, ti diranno che mi comporto in modo strano dai tempi del liceo.
-Prego?
-Avevi
bisogno di parlarmi, Melati? – cambia argomento Peter, dando per spacciata la
possibilità di mettersi in costume.
-A
dire la verità sì, riguardo la copolimerizzazione dei metacrilati, ma possiamo
parlarne anche domani – conclude Melati, allontanandosi. Peter la raggiunge
subito, continuando la conversazione.
-Non
ha niente a che fare con quello che facciamo in laboratorio, quindi immagino
sia per una ricerca personale. Che cosa vuoi... uhm, com’è l’etichetta? Spingo
io la sedia o...
-Mi
parli come se fossi un essere umano normale, sono capace di spingerla da sola. E
comunque sì, è una ricerca personale sulla sintesi dei polimeri. Speravo
potesse aiutarmi.
-Mi
piacerebbe. Durante la giornata non ho un minuto libero, ma stasera il
laboratorio di chimica è libero – risponde Peter.
“Speravo
di fare una ronda come Uomo Ragno, ma nelle ultime tre nottate non è successo
niente e Melati si merita un’occasione” pensa.
-Purtroppo
non sono libera io: stasera ho un appuntamento.
-Un
appuntamento? Con la tua amabile personalità, non se se fare i complimenti o le
condoglianze al tuo spasimante.
-Cos’ha
che non va la mia personalità!? – replica Melati, svoltando così rapidamente da
sbattergli contro la gamba con una delle ruote. Pur non avendo sentito quasi
niente, Peter deve fare una scenata fingendo di essersi fatto malissimo. Sono
appena usciti all’aperto quando questo avviene, e per aggiungere la beffa al
danno una voce familiare commenta:
-Wow,
adesso il Pavido Parker si fa mettere al tappeto anche dalle sue studentesse? –
chiede Flash Thompson, proseguendo con una ferma stretta di mano al vecchio
amico.
-Flash!
Non farti ingannare, questa morde peggio di Lizard.
Flash, lei è Melati Kusuma. Melati, questo è Flash
Thompson ed è una testa vuota.
-Mai
sentito di qualcuno che si chiama Flash. Andava all’università con il Dottor
Parker?
-Più
o meno. Ti spiace se ti rubo questo nerd per parlare dei vecchi tempi, Melati?
-Non
sono così vecchi – protesta Peter.
-Fate
pure. Riguardo la sua offerta, Dottor Parker, è libero domani sera?
-Probabilmente
no. Ti mando un SMS quando lo scopro; divertiti stasera.
-Ci
può contare. E’ stato un piacere, mister Thompson – si congeda Melati,
allontanandosi.
Non
appena è sufficientemente lontana, Flash dà una gomitata a Peter.
-Ouch!
Per cos’era quello?
-Com’è
che hai sempre i numeri delle ragazze
senza neanche provarci!?
-E’
la mia assistente, ho il suo numero per lavoro. Che cosa ci fai qui, Flash?
-Come,
non posso far visita ad un vecchio compare?
-A
scuola? Dai, Flash, non sono stupido.
-Okay,
okay. Si tratta di Sha Shan.
Tra
tutte le cose che Flash poteva dire, questa per Peter era forse la più
inaspettata: non sente quel nome da parecchi anni.
-Flash,
Sha Shan non frequenta più
l’ESU da una vita...
-Sì,
lo so. E’ la mia fisioterapista.
-Non
avevo neanche idea che fosse tornata in America. Non la sento da... ecco...
-Da
quando l’ho picchiata e lasciata in asso?
-L’ho
vista di sfuggita qualche tempo fa [1] e non è esattamente
come l’avrei detto, ma sostanzialmente sì.
-Ha
un centro fisioterapico ad Harlem. E credo che si sia messa nei guai.
-Che
genere di guai?
-Non
lo so. Ma quando abbiamo incrociato dei delinquenti da strapazzo e le ho
suggerito di chiamare la polizia era a dir poco terrorizzata dall’idea. Ho
provato a chiederle perché, ma proprio non me ne vuole parlare.
-E
vorresti che le parlassi io?
-A
dire la verità non eri la mia prima scelta...
-Grazie
tante, Flash.
-Speravo
che Betty potesse scoprire qualcosa; non solo è una giornalista, ma si
conoscono dai vecchi tempi. Ma considerato che quando ci siamo lasciati Sha Shan pensava che io avessi
una storia con Betty...
-Non
vuoi avere nella stessa stanza due ex.
-Betty
non è esattamente una ex, ma la logica è quella.
-Ti
capisco fin troppo bene, ci sono passato. Beh, Flash, anche se sono la seconda
scelta...
-Avevo
pensato a Liz, sai, nel caso fosse una cosa da
discutere tra donne, ma non vorrei le ricordasse troppo quando uscivamo a
quattro con Harry.
-Quindi
sono la terza scelta?
-Ho
provato a chiamare Mary Jane ma c’era la segreteria telefonica.
-Oh,
andiamo!
-Sto
scherzando, idiota – risponde Flash, mettendogli un braccio sulle spalle – Dio
solo sa perché, ma sei sempre stato uno dei migliori amici di Sha Shan. E poi eri una specie di
giornalista anche tu.
-Una
specie, sì. Che cosa vorresti che facessi?
-Starle
dietro? Non tipo stalker. Seguirla senza farti
vedere, studiare cosa fa e con chi si vede, magari farle qualche fotografia in
segreto.
-Sembra
esattamente quello che fa uno stalker.
-Andiamo,
Peter! Puoi fotografare l’Uomo Ragno senza farti beccare, non avrai problemi!
-Mi
stai chiedendo di pedinare la tua ex ragazza?
-Ti
sto chiedendo di pedinare la mia ex ragazza.
-E
non puoi farlo tu perché...?
-Ti
sembro il tipo che spia le ragazze di nascosto? Aspetta, meglio se non
rispondi.
-Sai
cosa penso, Flash? Non vuoi farlo tu perché confesseresti tutto quanto alla
prima domanda.
-Credevo
fossi il genio del gruppo, Parker, ma questa è la cosa più stupida che ti abbia
sentito dire.
-Non
è che sotto sotto sei ancora innamorato di Sha Shan?
-Non
è che vuoi fare un altro round di pugilato? Sono fuori forma per colpa di Mysterio, ma posso ancora stenderti al tappeto con una mano
legata dietro la schiena.
-Okay,
okay, scoprirò di cosa è preoccupata Sha Shan. Ma per la cronaca, al liceo ho vinto io.
-Certo
che hai vinto tu, che figura avrei fatto a picchiare uno sfigato come te? –
risponde Flash, dando un buffetto sulla spalla a Peter prima che quest’ultimo
si allontani.
“Sono
proprio fuori forma: è stato come colpire un muro” pensa Flash, massaggiandosi
la mano.
-♫Spider-Man, Spider-Man, does whatever a spider can♫-
canta la suoneria del suo cellulare, prima che risponda una volta visto il
numero di Mary Jane.
-MJ!
No, nessun problema, so che eri impegnata. A dire la verità credo di aver già
risolto. Sì, perché no, alla prima occasione ci vediamo. No, certo che non ho
più quella suoneria, l’Uomo Ragno mi ha detto che detesta quella canzone visto
che non ci ha fatto sopra un centesimo.
Poche ore dopo, ad Harlem
Sha
Shan è nel proprio appartamento, completamente ignara
del fatto che appeso a testa in giù sotto il cornicione del palazzo accanto
l’Uomo Ragno la sta osservando dal grandangolo di una macchina fotografica.
-♫Spider-Stalker, Spider-Stalker,
does whatever a stalker can ♫...
no signor poliziotto, non sono un pervertito, sto solo spiando una donna perché
me lo ha chiesto il suo ex ragazzo. Se sapessi prendere decisioni normali le
pare che me ne andrei in giro vestito così? – commenta da solo.
Non
solo perché l’Uomo Ragno ha la tendenza a non chiudere mai la bocca a
prescindere dal contesto, ma perché si sta onestamente annoiando: finora tutto
quello che ha scoperto di Sha Shan
sono i suoi gusti in fatto di serie televisive. Ed il fatto che stia seguendo Agents of FBSA, la serie dove
recita Mary Jane, gli ricorda quanto sia assurda la sua situazione.
-Non
so cosa ti aspettassi, Flash. Sha Shan
è una donna normale: l’unica cosa strana è che si sia interessata ad una testa
vuota come te. Okay, e che suo padre era una specie di santone mistico. [2] E che il suo ex marito era un super-criminale a capo di
uno strano culto. [3] Entrambe cose molto meno strane che
uscire con te – continua, interrotto solo dal grido di una donna che non
proviene dall’appartamento che sta tenendo sotto controllo ma dal vicolo.
Il
cambio di priorità è ovviamente immediato, e l’arrampicamuri si precipita verso
l’angolo da cui ha avuto origine il suono che l’ha allertato.
Come
spesso succede, è un tentativo di stupro. L’Uomo Ragno ne ferma uno almeno una
volta al mese, se non di più, ed è una di quelle cose che gli fa passare la
voglia di fare battute per il resto della giornata. Sono in due, entrambi
visibilmente minorenni, e tristemente nemmeno questo è poi così inusuale.
Quello a cui l’Uomo Ragno non è abituato è trovare la donna perfettamente
illesa: un’afroamericana circondata dai suoi due assalitori, immobilizzati
dalla ragnatela, prima ancora che lui abbia potuto fare nulla.
“Possibile
che il Ragno Nero sia arrivato prima di me?” si chiede, avvicinandosi con
cautela alla donna che sembra ancora in stato di shock.
-Posso
esserle d’aiuto, signora? – chiede l’Uomo Ragno, avvicinandosi con cautela
mentre la donna cerca di rimettersi in sesto dopo che i suoi vestiti sono stati
stracciati.
Il
Senso di Ragno scatta, e nonostante gli dica che il pericolo proviene dalla
donna l’istinto dell’eroe lo convince di guardarsi alle spalle. Quando capisce
che il suo sesto senso aveva ragione, l’Uomo Ragno si ritrova avvolto dalla
ragnatela: a tesserla è stata proprio lei, e al polso porta un lanciaragnatele.
-Va
tutto bene, non ti farò del male. Dove lo hai preso? – chiede l’Uomo Ragno; in
tutta risposta, la donna scappa di corsa. L’Uomo Ragno si strappa di dosso la
ragnatela con relativa facilità, ed invece di inseguirla raccoglie da terra la
borsetta che ha lasciato cadere.
Poi
fa qualcosa a cui non è molto abituato: recupera il cellulare dalla
ragno-cintura e chiama il 911.
-Polizia?
Vorrei denunciare un’aggressione. Fate con calma... sembra che l’Uomo Ragno
abbia già catturato i cattivi.
Non molto tempo dopo, nel palazzo
adiacente
Sha
Shan osserva dalla finestra la polizia lasciare il
vicolo, dopo aver caricato sull’auto i due criminali. Una situazione abbastanza
normale per New York City, una delle cose di cui non sentiva decisamente la
mancanza in Vietnam.
Qualcuno
bussa alla porta; considerato che non si aspettava visite a quest’ora, il suo
cuore inizia a battere più forte. Specialmente quando i colpi si fanno più
insistenti.
-Yo!
Lo so che sei in casa, t##ia! Apri questa ca##o di porta o dico agli sbirri per
chi lavori!
-Abbassa
la voce – risponde Sha Shan,
aprendo leggermente la posta ma lasciandola bloccata con il catenaccio quanto
basta per impedire al ragazzo di entrare.
-La
p##tana aveva uno di quegli aggeggi che vendete! Gliel’hai venduto tu!?
-Ti
ho già detto di non venire qui. Se vuoi un’altra dose di tela, fissa un
appuntamento.
-Ti
fisso io un appuntamento all’obitorio se non... – continua il ragazzo,
interrotto dallo squillo del suo cellulare. Sha Shan richiude la porta e lo osserva dallo spioncino.
-Cosa
c’è? Chi è che rompe a... sì, sono io. Oh. E’ lei. Io non intendevo... no no, davvero, non è... ma non potete farlo! Non è giusto, io
non ho... sì, è qui, gliela passo. E’ per te – dice il ragazzo, visibilmente
sbiancato in volto, avvicinando il cellulare alla porta.
Sha
Shan riapre la porta quel poco che basta per prendere
in mano il cellulare, e quando risponde sente una voce femminile che non
riconosce.
-Buonasera, sono Mary. Mi dicono che sta
avendo problemi con un cliente, come posso aiutarla?
-Non
è successo niente. E’ solo un po’ agitato, tutto qui.
-Mi rincresce. Ho già avvisato il suo cliente
di doversi trovare un nuovo fornitore; se dovesse importunarla di nuovo, ci chiami
e ce ne occuperemo noi.
-In
che modo? E’ solo un ragazzino!
-Siamo il Franchise,
è nostra politica occuparci del benessere dei nostri collaboratori. Per coprire
i costi di protezione, il suo obiettivo di vendita settimanale sarà aumentata a
mille dollari.
-Cosa?
Ma non riuscirò mai a vendere mille dollari di ragnatela in una settimana!
-Mi rincresce. Desidera attivare la procedura
di rescissione?
-No,
io... troverò il modo di farlo – risponde Sha Shan, pentendosi già della decisione.
-Sono lieta di sentirglielo dire. Passi una
felice serata – conclude la voce, riattaccando.
-Allora?
Cosa ti ha detto? – chiede il ragazzo.
-Di
non dirti dove trovare un altro venditore. Questa roba è pericolosa – mente Sha Shan, scagliando il cellulare
contro la parete con abbastanza forza da mandarlo in mille pezzi.
Greenwich Village
Non
è stato semplice trovare un appartamento accessibile con una sedia a rotelle
che fosse alla portata di un’assistente universitaria, men
che meno che le permettesse di allestire un microscopico laboratorio chimico.
Ma ne è valsa la pena: Melati Kusuma può lavorare in
tutta tranquillità, disturbata solo dal russare del ragazzo sdraiato sul suo
letto e di cui lei ora indossa la maglietta.
“Sapevo
che Parker era brillante, ma questo è un capolavoro” pensa Melati, studiando al
microscopio un campione di ragnatela: è bastato versare una sola goccia dalla
cartuccia di fluido di ragnatele che il Dottor Parker ha perso durante la loro
avventura al Progetto P.E.G.A.S.U.S. [4]
e praticamente tutto il suo set chimico è già ricoperto di tela.
“Un
polimero sintetico che si espande rapidamente a contatto con l’ossigeno; è
sicuramente la stessa ragnatela usata dall’Uomo Ragno. Perché Parker la
fornisce a lui invece di venderla?” si domanda la ragazza, quando sente il
ragazzo smetterla di russare mettersi a sedere sul letto.
-Torna
a dormire, Jeff. Non sei pronto per un altro round – gli dice senza neanche
voltarsi.
-Mi
chiamo Jeb. Come fai ad essere in piedi prima di me? Devi aver bevuto almeno il
doppio...
-Non
ho più i piedi, Josh, ma ho un metabolismo veloce.
Torna a dormire.
-Che
stai combinando? – le chiede, avvicinandosi. Melati si volta di scatto: i suoi
occhi non sono più umani e la sua pelle inizia a ricoprirsi di scaglie.
-Ho
detto torna a dormire – ribadisce lei, con voce mostruosamente più profonda.
-Mai
più tequila a stomaco vuoto – risponde lui, ritornando a letto.
-Ecco,
bravo. Tu pensa a dormire, John... io mi occupo del misterioso Dottor Parker.
Un appartamento
di Harlem
La
sensazione di non aver fatto esattamente la cosa giusta non migliora quando
l’Uomo Ragno entra dalla finestra nella casa di una vittima di aggressione.
Trovare
l’indirizzo è stato facilissimo, avendo recuperato il portafoglio assieme alla
borsetta. Capire perché la donna avesse con sé un lanciaragnatele molto meno.
“Tiana Blake, il nome non mi dice niente. Sarebbe stato
troppo facile se si fosse chiamata Crudelia Von Ammazzaragni. Rifletti, Peter, rifletti, dove può aver
preso uno dei tuoi lanciaragnatele? Devo averne perso qualcuno in battaglia nel
corso degli anni, ma mi pare che fossero tutti in pessime condizioni. E come ha
avuto la ragnatela?” pensa tra sé e sé
l’arrampicamuri, frugando tra le cose della donna senza trovare nulla di
sospetto. Non ci vuole molto prima che il Senso di Ragno scatti, ed ancora meno
prima che qualcuno infili la chiave nella serratura.
-Sei
sicura di non voler chiamare la polizia, Tiana? –
chiede una voce femminile che all’Uomo Ragno suona familiare. La porta si apre,
e nessuna delle due donne che entrano nell’appartamento fa caso all’eroe che
sta strisciando sul soffitto verso la finestra.
E
l’Uomo Ragno le riconosce entrambe: una è l’afroamericana che ha incontrato nel
vicolo, e la bionda è Jesse Thompson.
“La
sorella di Flash!? Cosa c’entra lei?” si chiede l’Uomo Ragno, uscendo dalla
finestra un istante prima che Tiana si volti nella
sua direzione.
-Li
hanno già arrestati, Jesse. E poi sai che farebbero
troppe domande.
-Dici
alla polizia o al lavoro? Con l’Uomo Ragno coinvolto, ti chiederanno a chi hai
venduto delle dosi, e chi lavora al call center non
dovrebbe essere un cliente.
-Motivo
in più per ridarmi la dose che ti ho venduto – dice Tiana,
allungando una mano; con una certa riluttanza, Jesse
le restituisce una cartuccia di fluido per ragnatele.
-Quando
riavrò i cinquecento dollari che mi è costata? – chiede Jesse.
-Lo
considero un pagamento anticipato per i duemila dollari del secondo
lanciaragnatele.
-Duemila!?
Ma il primo mi è costato soltanto mille dollari!
-Non
sono io che stabilisco i prezzi. Ed è solo perché siamo amiche che non te lo
faccio pagare di più, visto che ho perso tutti i soldi che avevo nella...
borsetta – risponde Tiana, che solamente adesso si
rende conto che la sua borsetta è sul tavolo. Si guarda attorno, compresa la
finestra che dà sul vicolo e da cui l’Uomo Ragno ha ascoltato la conversazione.
-Che
strano, avrei giurato che quella finestra fosse aperta un secondo fa – commenta
Tiana.
Casa Parker
L’Uomo
Ragno entra di nuovo da una finestra, ma questa volta si sente molto meno
colpevole dato che è casa sua. Si toglie la maschera e prima di fare qualunque
altra cosa recupera il cellulare.
-Kaine?
[5] Ah, Felicia, ciao, stavo
cercando... no, non è necessario. Volevo solo chiedergli se recentemente ha
perso per strada un lanciaragnatele e delle cartucce di ragnatela; okay,
grazie.
-Qualche
problema? – gli chiede Mary Jane, appena uscita in vestaglia dalla camera da
letto mentre il marito compone un altro numero di telefono.
-Ciao
Ben [6], sono Peter. Scusa se interrompo la ronda...
perché sento che stai volteggiando, vuoi starmi a sentire? Hai per caso perso a
New York un lanciaragnatele e delle cartucce di fluido? No, ma pensavo che...
Che ne so, con tutti i Ragni che girano, magari eri passato di qui. No no, nessun... no, non ti sto nascondendo... sì, l’ho già
sentito. No davvero, grazie ma non serve. Sei un po’ fuori forma, per caso? Hai
un po’ il fiatone. Ma che, scherzi, scommetto che ho avuto il triplo delle tue
avventure negli ultimi anni. Sì, okay. Ciao.
-Allora,
che sta succedendo? – chiede Mary Jane, incrociando le braccia nel segnale
universale di pericolo per un marito.
-Ben
ti saluta.
-Ed
hai chiamato i tuoi cloni solo per dargli la buonanotte? Su, racconta.
-Okay.
Credo che qualcuno abbia copiato il design dei miei lanciaragnatele e che li
stia vendendo in una sorta di schema piramidale.
-Sul
serio? Ma quegli affari ti costano quanto, cinquanta dollari l’uno?
-Al
paio, e le cartucce di fluido mi costano pochi dollari l’una. Qualcuno le sta
vendendo per centinaia di dollari ciascuna.
-Peter,
lo so che sei un genio della scienza, ma a volte preferirei lo fossi della
finanza.
-Mary
Jane, è una cosa seria! Se qualcuno si facesse del male con la mia ragnatela,
sarebbe mia...
-Peter,
a quest’ora non ho le energie mentali per la parola con la R. Sei sicuro che sia la tua ragnatela, e che
non sia semplicemente l’invenzione di qualcun altro?
-Dai,
come se qualcun altro potesse replicare qualcosa che ho messo assieme in un
pomeriggio quando andavo ancora al liceo.
-...
-Okay,
potrebbe non essere la mia. Ma il mio
istinto mi dice che c’è qualcosa di sinistro dietro quello che sta succedendo.
Dovrò fare altre indagini: cosa ne diresti se invitassimo a cena la sorella di
Flash e l’ex ragazza di Flash?
-Che
dovresti invitare anche Flash.
-Devo
proprio?
-Lasciami
riformulare: dovresti invitare anche Flash se non vuoi dormire sul divano per
un mese.
-Va
bene, invitiamo anche Flash – risponde Peter alzando gli occhi al cielo.
-So
che me ne pentirò, ma esattamente come sarebbe coinvolta la sorella di Flash?
-Non
ne sono sicuro, ma l’ho scoperta quando mi sono intrufolato di notte a casa
della sua vicina.
-Dove
ti trovavi casualmente?
-No,
ma la pista che seguivo spiando Sha Shan dalla finestra mi ha portato lì. Okay, detto così
suona sbagliato, ma la stavo spiando perché me lo ha chiesto il suo ex ragazzo.
Wow, non c’è proprio modo per raccontare come ho passato la serata ed uscirne
bene, vero?
-Solo
se il racconto termina con “la prossima volta prima di fare lo stalker mi chiederò se c’è un modo migliore per seguire il
caso”, mister Parker.
-Gelosa,
signora Parker?
-Neanche
per idea.
-Ma
davvero? Perché sembrava... oh, cavolo, me ne sono appena ricordato, ma domani
sera non possiamo invitare Flash a cena.
-Perché?
Devi seguire un altro caso?
-No,
ma ho promesso alla mia giovane assistente che avremmo passato la serata da
soli.
-...
-Mi
toccherà dormire sul divano, vero?
-Non
solo sei un genio della scienza, ma anche il più grande detective del mondo –
risponde Mary Jane, arruffando i capelli del marito prima di tornare in camera
da letto e chiudere la porta.
-Certi
giorni non varrebbe la pena scendere dal soffitto la mattina – sospira l’Uomo
Ragno.
CONTINUA
Note
[1]
Per la precisione, una singola scena su L’Uomo Ragno MIT #36
[2]
Come visto nella prima apparizione di Sha Shan, su Amazing Spider-Man #108 (in Italia, Uomo Ragno Corno #109 o
Uomo Ragno Classic #31)
[3]
Alias Fratello Potere, dal vero nome genuinamente vietnamita di Achmed Korba, come
visto su Peter Parker,
the Spectacular Spider-Man #12 (in Italia, Uomo Ragno
Corno #247 o Uomo Ragno Classic #56)
[5]
Il Ragno Nero, clone dell’Uomo Ragno, da non confondere con il Ragno Rosso
[6]
Il Ragno Rosso, clone dell’Uomo Ragno, da non confondere con il Ragno Nero